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Vuoi imparare ad esercitare tutte le emozioni del tuo bambino?

Ecco alcuni consigli per entrare in sintonia con lui e sconfiggere le paure attraverso il gioco

Tutti noi genitori  vorremmo  che i nostri  figli sapessero che ci siamo per loro, che siamo sempre disponibili ad ascoltarli quando vorranno dirci come si sentono, e che potranno venire da noi per parlare di qualsiasi cosa, preoccupazione o difficoltà. Non vogliamo comunicare il messaggio che ci siamo per loro solo quando sono felici o provano emozioni “positive”.

Prima di aiutarvi a comprendere come affrontare le emozioni dei nostri figli è necessario comprendere la struttura dell’encefalo. La parte superiore dell’enecefalo è costituita dalla corteccia celebrale la quale ci permette di analizzare la situazione, riflettere.

La parte inferiore è costituita dal tronco encefalico (cervello rettile) e dal sistema limbico (cervello mammifero). Nella profondità di ciascuno dei nostri lobi temporali si trova una struttura a forma di lacrima chiamata amigdala. I neuroscienziati  la definiscono “il centro di comando” delle nostre emozioni, valuta gli stimoli che arrivano dal mondo esterno, decidendo se evitarli o andare loro incontro.

Queste aree sono responsabili delle funzioni mentali fondamentali per la sopravvivenza (digestione, respirazione, emozioni intense come dolore, piacere, rabbia e paura), e  già in tenera età sono attive e predominanti.  Al contrario, la corteccia celebrale è meno sviluppata e necessita molto tempo per potersi sviluppare completamente, circa 20 anni, ovviamente richiede anche dell’azione dei genitori.

Tale spiegazione è chiaramente una semplificazione ma è indispensabile  per  comprendere  le motivazioni  per cui  un bambino si  abbandona  facilmente a reazioni istintive e si lascia travolgere dalle sue emozioni. Inoltre la conoscenza del cervello ci consente di guidare la nostra mente, le nostre emozioni, il nostro modo di pensare, di prestare attenzione ai comportamenti dei nostri figli  e di abbandonare l’immagine di un figlio ideale che sappia comportarsi sempre coscienziosamente, sfoggiando un impeccabile equilibrio emotivo.

Affinché si sviluppi la parte superiore del cervello di nostro figlio, dovremmo agire da “ cervello esterno”, entrando in sintonia con il bambino.

Invece di minacciarlo, accusarlo o zittirlo poiché irritati dal suo comportamento, dovremmo accogliere e rispecchiare l’emozione di nostro figlio, offrendogli il tempo e le parole per capirla e controllarla. Le regioni del cervello fino a quel momento non perfettamente integrate, infatti, saranno in connessione e maggiormente in grado di operare in forma congiunta.

Uno degli strumenti più efficaci da tenere pronto nella propria “cassetta degli attrezzi” di genitore è la creatività applicabile attraverso l’educazione giocosa. Tale approccio può aiutare i bambini ad affrontare la paura e ad abbracciare l’ignoto. Essendo le emozioni  provocate dai pensieri, attraverso il gioco, aiutiamo i bambini ad uscire dai pensieri inquietanti, facendo cose spaventose ma allo stesso tempo divertenti e sicure, promuovendo la tolleranza verso l’incertezza, il rischio e il disagio.

Paura del distacco

Iniziate ad empatizzare e ad accettare l’emozione del bambino dicendo: “So che odi stare lontano da me, scopriamo quanto riusciamo ad allontanarci?” Utilizzate una corda o un metro per misurare la distanza massima che vi separa  prima che si presenti l’ansia da separazione. Consegnate  l’estremità della corda a vostro figlio e allontanatevi il più possibile assicurandovi di mantenere un po’ di tensione nella corda, in modo che il bambino senta la vostra presenza all’altra estremità. Fermatevi sempre al margine, prima della sopraffazione, e riconnettetevi con un abbraccio. In questo modo permettete ai bambini di sentire un legame fisico mentre fanno esperimenti con una distanza sempre maggiore e gli assicurate di essere una “base sicura”.  Un gioco molto simile è il Cucù o Nascondino, che gioca con il margine tra separazione e  ricongiungimento.

 Paura dei mostri

Un gioco d’inversione di ruoli fantastico è vantarsi a gran voce di essere grandi e forti e di non aver paura di nulla. Non appena il bambino vi dà una spinta tremate di paura o vi nascondete sotto una coperta. In alternativa fingete di essere un mostro ma incompetente e maldestro. Fingete di essere sorpresi quando riesce a liberarsi dalla vostra presa. Esagerate la vostra paura in maniera sciocca. Lasciate che i bambini vi spaventino, vi catturino, vi affrontino o vi stendano al tappeto così facendo favorirete la costruzione della loro sicurezza.  

Paura dell’estraneo

Il gioco serve per ridurre la tensione che i bambini sentono di fronte alle interazioni sociali. Mettete in fila tutti i pupazzi così potrà allenarsi a parlare di fronte ad un “gruppo”.  Ricordatevi che l’obiettivo è evocare la risata. Una variante del gioco prevede di mettersi nei pani della persona impaurita e fingere di non saper fare amicizia, il bambino si dovrà divertire ad insegnarvi le competenze sociali.

Con i più piccoli potete andare al parco e decidere di alternare  5 minuti abbracciati e 10 minuti a giocare con gli amici.

Ricordiamoci che essere genitori giocosi ci aiuta ad entrare in sintonia con i nostri figli, a farli sentire al sicuro e capiti nelle loro emozioni, senza sminuirli. Chi siamo noi per affermare che la preoccupazione di un bambino sia ridicola?  

Bibliografia

La sfida della disciplina. Governare il caos per favorire lo sviluppo del bambino (2015) Daniel J. Siegel,Tina Payne Bryson. Raffaello Cortina Editore

Intelligenza emotiva (1996) Daniel Goleman. Best Burn

Le paure segrete dei bambini. Come capire e aiutare i bambini ansiosi e agitati.  Lawrence J. Cohen (2015) Feltrinelli

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