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22 Aprile Earth Day

La terra dallo spazio

“Abbiamo fatto tutta questa strada per esplorare la Luna, e la cosa più importante è stata che abbiamo scoperto la Terra.”
Bill Anders

Il 24 dicembre 1968, i tre astronauti statunitensi Frank Borman, James Lovell, e William Anders si trovavano a bordo della capsula Apollo 8. Loro missione era la prima nel suo genere: compiere per la prima volta un’orbita completa intorno alla Luna. La missione fu un successo, ma non l’impresa scientifica e tecnologica non fu l’unica conseguenza del loro viaggio. Alle ore 16 ora coordinata universale, all’uscita dalla quarta orbita intorno alla Luna, gli astronauti guardarono fuori da uno degli oblò della loro capsula. Nelle registrazioni di bordo, è possibile ascoltare questo scambio. “Oh santo cielo! Guarda che vista da quella parte! La Terra sta sorgendo. Urca, questa è bella!” “Hai una pellicola a colori, Jim? Passami quel rullino a colori, presto, per favore.” “Gente, è magnifica!”

La foto che è risultata da quello scatto è diventata famosa come Earthrise, “il sorgere della Terra”. La fotografia, semplice nella sua composizione ma incredbile per il momento, storico e umano, nella quale è stata scattata, ha assorbito negli anni una sempre crescente importanza, non solo nella documentazione della corsa allo spazio tra Stati Uniti e Unione Sovietica, ma per la consapevolezza globale che questa foto ha aiutato a cementare.

Perché dopo questa immagine, che ritrae il nostro pianeta sella sua interezza, nessuno può più negare che siamo tutti parte dello stesso mondo. Tutti uniti in un fragile destino a bordo di una piccola palla di roccia, sola e perduta nell’oscurità. Una foto che fa mancare il fiato per la bellezza, ma anche per la consapevolezza quanto sia piccolo e fragile questo nostro pianeta.

Non era la prima immagine della Terra catturata dall’orbita dell Luna: due anni prima, la sonda americana Lunar Orbiter 1 ne aveva già scattata un’altra, ma si trattava di una foto sgranata e in bianco e nero, e non raggiunse mai la fama di questa. Negli anni, altre ne seguiranno: Blue Marble, “la biglia blu” scattata nel 1972 dall’equipaggio dell’Apollo 17; Pale Blue Dot, “il puntino azzurro”, scattata nel 1990 dalla sonda Voyager 1 e voluta fortemente dall’astrofisico e divulgatore scientifico Carl Sagan; più recentemente, anche Black Marble, “la biglia nera” ha acquisito sempre più popolarità, perché ci ricorda l’impatto ancora una volta con chiarezza estrema l’impatto dell’uomo sul nostro pianeta.

Pale Blue Dot (1990)
Link: https://en.wikipedia.org/wiki/File:Pale_Blue_Dot.png
Credits: NASA

The Black Marble
Link: https://en.wikipedia.org/wiki/File:Black_Marble_Americas.jpg
Credits: NASA Earth Observatory

Queste immagini, lentamente, nel corso degli anni, hanno avuto un impatto straordiario sulla cultura popolare, raccontando meglio di centinaia di parole non solo quanto piccolo e fragile sia il nostro mondo, ma quanto sia nostro dovere.

La Terra, che ci appare così immensa e sconfinata, nostra madre naturale, alla quale ci affidiamo inermi per nutrirci e proteggerci, la cui furia si può abbattere su di noi a volte senza preavviso e senza pietà, allo stesso tempo appare così piccola e delicata, quasi che potessimo tenerla tra le mani, trattenendo il respiro per paura di rompersa. Questo è il dilemma che affligge l’umanità ora: siamo capaci di grandi cose, imprese straordinarie ed azioni eclatanti, ma allo stesso tempo queste nostre capacità ci mettono di fronte alle nostre responsabilità nella casa comune di tutte le specie viventi.

Primo Earth Day (1970)
Link: http://www.itc-us.com/wp-content/uploads/2017/04/Untitled-1.png
Credits: The New York Times

Non è forse un caso che proprio nel periodo tra gli anni in cui Earthrise (1968) e The Blue Marble (1972) erano state scattate, un nuovo movimento ambientalista ha visto crescere la sua partecipazione, fino ad arrivare all’istituzione, nel 1970, del primo Eath Day. L’idea fu lanciata dal senatore Gaylord Nelson e dal giovane attivista Denis Hayes, che per primo propose l’idea di trasformare quella che era stata pensata come un giornata all’aperto dedicata all’insegnamento delle scienze ambientali in un vero raduno nazionale per la difesa dell’ambiente. Più di 20 milioni di persone si riversarono nelle strade di tutta l’America per manifestare, in quello che ad oggi rimane come il singolo più grande giorno di protesta mai tenuto al mondo. Arrivando agli anni ’90, l’Earth Day aveva ormai superato i confini degli Stati Uniti per diventare un evento internazionale. Ad oggi, la rete, è proprio il caso di dirlo, globale del Giorno della Terra organizza eventi nei 193 paesi delle Nazioni Unite che coinvolgono fino a 1 miliardo di cittadini attraverso 22 mila organizzazioni dedicate alla pace, alla natura, alla divulgazione scientifica, e al contrasto alle minacce globali per il clima e l’ambiente.

Per manifestare ancora una volta la consapevolezza espressa per la prima volta dal cosmonauta sovietico Yurij Gagari, del cui volo cade quest’anno il 60° anniversario, così come raccontato dalle sue stesse parole: “In orbita attorno alla Terra, nella capsula spaziale, ho visto quanto è meraviglioso il nostro pianeta. Il nostro scopo deve essere di proteggere e aumentare questa bellezza, non distruggerla.”

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